Terme Tettuccio
Terme Tettuccio, Piazza Domenico Giusti, 51016 Montecatini Terme, PT, Italia
Le terme
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Descrizione
Punto di arrivo per chi percorra Viale Verdi da Piazza del Popolo, il Tettuccio è, tra gli stabilimenti termali di Montecatini Terme, uno dei più antichi. Venire a Montecatini e non visitarlo …. no, non si può!
In effetti si tratta di un complesso ‘maestoso’ al cui fascino è impossibile resistere.
Data la sua bellezza si presta ad essere location perfetta di eventi e al suo interno si può godere ancora di trattamenti che sfruttano le proprietà benefiche delle fonti Rinfresco, Leopoldina, Regina e Tettuccio, atte alla depurazione del fegato, a regolare il colesterolo e a curare la gastrite.
Il volto odierno dello storico stabilimento termale è quello progettato negli anni venti del ‘900 dall’Ingegnere e Architetto fiorentino Ugo Giovannozzi ma…..
Una lunga storia…..
…. in realtà le Terme Tettuccio risalgono a molti secoli prima.
Occorre infatti tornare al 1370 per scoprire le sue origini, quando lo stabilimento portava il nome di Bagno Nuovo e lo stesso appariva molto meno sfarzoso, con la sorgente coperta semplicemente da una piccola tettoia in legno dalla quale deriva appunto il nome Tettuccio. Anche le condizioni igieniche in cui allora versava il bagno non erano ottimali. Del resto all’epoca l’area in cui la sorgente si trovava era semiabbandonata e paludosa e, per tale motivo, insalubre. E tale la situazione rimase per alcuni secoli a venire.
Il complesso venne edificato in maniera più articolata durante il regno del Granduca Pietro Leopoldo, il quale, nella seconda metà del Settecento, provvide alla bonifica del territorio ai piedi del Castello, alla canalizzazione dell’intera area dei bagni e alla costruzione di una fabbrica per ogni sorgente.
I lavori di recupero del Tettuccio, ad opera dell’architetto granducale Gaspero Maria Paoletti, si svolsero tra il 1779 e il 1781.
La Raccolta dei disegni delle fabbriche regie de' bagni di Montecatini nella Valdinievole, edita del 1787 a corredo del Trattato dei Bagni di Montecatini di Alessandro Bicchierai, e dunque successiva di pochi anni rispetto alla costruzione dello stabilimento, contiene tra le altre le tavole della pianta, del prospetto principale e della facciata laterale Tettuccio.
Verso il futuro
Nonostante la costruzione di nuovi bagni, l’allestimento di coperture con tendoni e il parziale ingrandimento del parterre riservato al passeggio, su La Nazione del 15 agosto 1891 si legge “la stagione corre il suo periodo massimo e si riscontra sempre più come l’ambiente del Tettuccio sia ristretto e angusto. Si era pensato al suo ampliamento, ma benché si siano fatte promesse, nulla si è visto né si vede…”.
Dopo oltre un decennio, nel luglio 1902, sul giornale pesciatino La Valdinievole appare: “il Tettuccio non è più sufficiente. Quel capannone in stile da labirinto dove si fa alle spinte e gomitate come alle fiere di campagna, sotto una tenda da saltimbanchi e con una temperatura da Massaua, è qualcosa di contrario non solo all’estetica, ma all’igiene”.
Dunque il rinnovamento del Tettuccio, massimo stabilimento della città di cui si avvertiva da tempo l’inadeguatezza visto il sempre crescente afflusso di ospiti, diviene un argomento d’attualità nel dibattito non solo montecatinese.
Agli inizi del XX° la città dei Bagni è peraltro rinomata in tutto il mondo vuoi per i suoi “curisti” famosi quali, in primis, Giuseppe Verdi, vuoi grazie all'opera di divulgazione e promozione delle proprietà benefiche delle sue acque effettuata da medici noti e stimati in ambito scientifico.
Nel 1905, la pianura con i suoi Bagni si stacca dal Castello (Montecatini Alto) e diviene Comune autonomo.
Il centro termale, sempre più affollato, fa un salto di qualità sia nelle sue strutture di accoglienza e di svago sia in quelle più specificatamente sanitarie quando l’“architetto delle Terme” Giulio Bernardini, in qualità di direttore tecnico-artistico della società Nuove Terme, di proprietà di Pietro Baragiola, realizza una nuova Montecatini, ideata seguendo modelli tipici della temperie culturale europea di quegli anni.
Nel 1910, Guido Carocci (Firenze il 16 settembre del 1851 - 20 sett. 1916) sulla sua rivista “Arte e Storia” parla infatti di una Montecatini… rinnovata. " … la grande stazione balnearia non è rimasta estranea al salutare risveglio di senso artistico che si rivela in ogni parte del nostro paese", questo il giudizio del fiorentino grande cultore di studi storico-artistici.
Nella guida di inizi ‘900 di Guido Biagi, intitolata "In Valdinievole" (Firenze: R. Bemporad e figlio, 1913) e dotata per altro di un attento corredo fotografico, vi è una illustrazione del Tettuccio: all’epoca lo stabilimento constava di due fabbricati fra loro riuniti per mezzo di un “muraglione” semicircolare curvo verso l’esterno. Fra i due fabbricati vi era Il cratere delle acque del Tettuccio insieme a un grazioso giardino. Un portone, in asse con quello principale, immetteva ad un altro giardino e alla fabbrica dei Bagni del Cipollo realizzata nel 1859 dall’architetto cav. Giuseppe Michelacci. L’acqua del Cipollo aveva caratteristiche analoghe a quella del Tettuccio per cui fu costruita questa fabbrica che Biagi così descrive: “La fabbrica ha al centro un ampio vestibolo da cui si accede ad una sala convenientemente decorata, che comunica con due anditi sui quali si aprono ventiquattro spogliatoi e altrettanti stanzini con le tinozze pei bagni.” Biagi conclude dicendo che le tinozze e i pavimenti erano di candido marmo e che oltre a due grandi vasche per le immersioni in comune la fabbrica era dotata di apposite sale per le inalazioni o nebulazioni “costruite di recente e rispondenti alle più moderne prescrizioni della scienza”.
Ma dovranno passare ancora diversi anni prima che il Tettuccio acquisti la straordinaria fisionomia attuale, anche se i tentativi per intervenire prima sullo stabilimento simbolo di Montecatini si sarebbero susseguiti ininterrotti nel corso degli anni.
Nel 1914 fu indetto anche un concorso per il rinnovamento degli stabilimenti Tettuccio, Regina e Savi.
Ad esso parteciparono tra gli altri, Raffaello Brizzi, progettista del Palazzo Comunale, e Giulio Bernardini del quale possiamo ancora ammirare l’imponente progetto presentato.
Ma dal concorso non uscirono vincitori. Probabilmente il clima che si respirava all’epoca, con la Prima Guerra Mondiale che incombeva su Paese, impose un ripensamento.
Ad esso parteciparono tra gli altri, Raffaello Brizzi, progettista del Palazzo Comunale, e Giulio Bernardini del quale possiamo ancora ammirare l’imponente progetto presentato.
Ma dal concorso non uscirono vincitori. Probabilmente il clima che si respirava all’epoca, con la Prima Guerra Mondiale che incombeva su Paese, impose un ripensamento.
Il futuro si fa presente
E’ con Ugo Giovannozzi che si realizza quell’intervento e ampliamento del Tettuccio auspicato da tempo.
Incaricato dalla Società delle Regie e Nuove Terme, del cui Ufficio Tecnico era direttore, Ugo Giovannozzi redige i primi progetti nel 1916. Ne seguono altri nel 1918 che recepiscono i suggerimenti di modifiche da parte della proprietà. Tutti sono, ancora oggi, conservati presso l’Archivio della Società Terme di Montecatini.
Il 1919 fu l’anno dell’avvio dei lavori che si concludono nel 1927 e il 18 giugno 1928 a coronamento della nuova, grande Montecatini termale, lo stabilimento viene inaugurato.
Il Tettuccio è un capolavoro nel quale lo stile contemporaneo si coniuga perfettamente con il patrimonio rinascimentale sedimentato nella memoria degli studi e del vissuto fiorentino del suo progettista, dando vita a una creazione unica e armoniosa.
Nel complesso attuale risultano alcune difformità rispetto al disegno originario del 1918: sulla facciata oggi l’ingresso è provvisto di una pensilina in ferro, l’emanatorio a pianta dodecagonale racchiuso dal colonnato dell’emiciclo è stato sostituito dalla fontana di Sirio Tofanari e la cupola del Tempietto della Musica da ovale è divenuta tonda. Piccole modifiche che non cambiano il progetto in maniera sostanziale.
Immerso in un parco ricchissimo di specie arboree, lo stabilimento è costituito da edifici uniti da colonnati che coprono una superficie di ben 10.000 metri quadri tanto da fargli avvalere l’epiteto di “terme dalle cento colonne”. Ma andiamo a scoprirlo…
Alla scoperta del Tettuccio
La splendida facciata, in travertino proveniente dalle cave di Monsummano, presenta ampi finestroni e possenti colonne ioniche.
L'ingresso è arricchito da una pensilina semicircolare in ferro battuto e vetri colorati realizzati dal Berti di Pistoia. Al di sopra dominano 4 statue in marmo di Carrara scolpite da Corrado Vigni raffiguranti la Sorgente, la Medicina, l'Igiene e la Salute le quali furono lì collocate più tardi rispetto alla costruzione dell'edificio, precisamente nel 1936. Lo stemma centrale è invece opera di Aristide Aloisi, che realizzò anche i decori interni dello stabilimento come mascheroni, vasi, festoni, capitelli e balaustre.
Varcata la soglia si trova l’ampio spazio riservato alla biglietteria. Impossibile non rimanere ammirati dall’imponenza e dalla magnificenza del complesso, dalla eleganza e dalla ricchezza delle decorazioni, dal gioco prospettico che fa pregustare la visita di qualcosa di magnifico. E se alziamo lo sguardo sul soffitto possiamo ammirare un tondo che rappresenta La Sorgente in riposo del pittore cremonese Giuseppe Moroni.
A sinistra del colonnato centrale vi è un primo cortile sul quale si affaccia la Sala di Scrittura.
La Sala di Scrittura è un unico ampio salone il cui interno è arricchito da soffitti decorati dagli stucchi di gesso di Alessandro del Soldato e dagli affreschi del pittore cremonese Giuseppe Moroni. Questo splendido ambiente, dove è ancora possibile ammirare mobilio e arredi d’epoca, accoglie dal 1957 una Galleria d’Arte.
Dalla Sala di Scrittura si accede sia internamente che esternamente al Salone Portoghesi. Realizzato tra il 1987 e il 1989 dal famoso architetto italiano Paolo Portoghesi, da cui prende il nome, è caratterizzato da un colonnato in legno che ricorda gli alberi di una foresta e sorregge una tettoia in vetro colorato. Lateralmente l’ambiente ha un’uscita da cui si accede su una parte del giardino dello stabilimento. Qui è stata collocata l’antica porta dello stabilimento di epoca granducale. L’ingresso settecentesco del Tettuccio è l’unica cosa che resta dell’edificio paolettiano e, elevato a monumento nazionale, è stato ricostruito all’interno dello stabilimento.
A destra del colonnato centrale, sul lato opposto alla Sala di Scrittura, vi è l’Emiciclo che racchiude la grande vasca circolare a cielo aperto nella quale, dalla grande Fontana dei Coccodrilli di Sirio Tofanari (Firenze, 1886 – Milano, 1969), si riversa ancora l'acqua Tettuccio. Sull'architrave del colonnato che sovrasta la Fontana dei Coccodrilli, si trova l'iscrizione: BALSAMO CHE TOLTO VIEN DI SOTTERRA E S'APRE AL CHIARO GIORNO. L'esedra si schiude in una spettacolare visione d'insieme del giardino, su cui domina l'altura ove sorge lo Stabilimento Regina.
Oltrepassato il colonnato centrale presenta un timpano con un orologio dal quadrante in madreperla, racchiuso in una ghirlanda e affiancato dalle figure bronzee di Guido Calori (Roma, 1885-1960): Venere, con la cornucopia della fecondità e dell'abbondanza, e Mercurio, simboleggiante il commercio, ma anche la forza e la bellezza virile.
Sul secondo cortile si affacciano, a sinistra, la Galleria delle Bibite e, a destra, il Tempietto della Musica.
La Galleria delle Bibite o della Mescita è così detta per la presenza dei banchi dai quali venivano servite le acque per la cura. Questi banchi sono realizzati con marmi policromi intarsiati e presentano in rilievo maschere grottesche che rendono ogni elemento una singolare opera d'arte. Sovrastano i banchi sette grandi pannelli con maioliche, opera del raffinato maestro pescarese Basilio Cascella (1860-1950). Essi raffigurano le fasi della vita (Infanzia, Adolescenza, Maturità, Vecchiaia) abbinate a figure allegoriche (la Bellezza, la Fonte, la Forza). Al centro dell'ultimo pannello, in basso, è nitidamente riportato il nome dell'autore e l'anno di installazione dell'opera (1927), curiosamente preceduto da un rosso cornetto portafortuna. Nel pannello dell'Adolescenza, sulla mattonella posta nel vertice in basso a sinistra, è riprodotto lo stemma della "Fabbrica Mattonelle Smaltate G.R. Percossi e C. Civita Castellana".
Il Tempietto della Musica è una struttura circolare con al centro una tribuna rialzata adibita a sede dell'orchestra. La cupola è caratterizzata dagli affreschi del pittore fiorentino Ezio Giovannozzi che ritraggono i diversi gruppi di strumentisti, con le diciture: Archi e Pianoforte; Ottoni e Timpani; Oboe e Flavti; Organo ed Arpa. I quattro gruppi sono inframezzati da pitture Trompe-l'œil che raffigurano tenori, baritoni e soprano mentre cantano sporgendosi dai palchetti.
L'architrave posto sopra le colonne della tribuna riporta un'iscrizione che recita: IL SVON CHE DI DOLCEZZA I SENSI LEGA.
La copertura della cupola del “Tempietto della Musica”, è protetta da tegole a squame in maiolica realizzate dalla Manifattura Chini.
A destra del Tempietto della Musica, il celebre Caffè Storico che ha mantenuto i suoi arredi originari e le decorazioni pittoriche realizzate nel 1928 da Giulio Bargellini (Firenze, 1875 – Roma, 1936) e Maria Biseo (Roma 1893-1976).
Al primo appartengono i dipinti del soffitto, dove avvolgenti figure femminili alludono a temi piacevoli: la Poesia, raffigurata come una donna intenta a suonare la cetra, o la Bellezza, una Venere nuda che emerge da bianchi panneggi. E’ lo stesso Bargellini a descrivere il suo lavoro in una relazione datata maggio 1928 e indirizzata all’Ill.mo Sig. Presidente della Società delle RR. Terme, Grand’Uff. Arturo Schweiger: essa si svolge, “attraverso figure e gruppi volanti e rincorrenti i temi della gioia, del piacere, della bellezza, dell’amore; intesi nel senso più sano e più elevato, sorretti tutti dalla forza indistruttibile della Poesia. Personifica infatti la Poesia una figura alata che tocca la cetra, mentre la Bellezza - dal lato opposto – è simboleggiata da una Venere trionfante nella sua castissima nudità. Tra queste due figure che rappresentano le due entità superiori alle quali tutte le altre sono sottoposte, sciamano a gruppi: fanciulle, lieti adolescenti e ridenti fanciullini che recano tazze, anfore, festoni di foglie e di fiori, tirsi, archi, turcassi, mescolando le variopinte ali, le vesti sgargianti, i rosei arovi, carni immacolate che qua e là il moto e il piacere dolcemente riscaldano in un tutto armonioso che sintetizza il concetto della gioventù bella e sana”.
Le pareti sono invece decorate dai paesaggi dipinti da Maria Biseo (Roma 1893-1976). La pittrice romana, figlia del decoratore Vittorio Biseo, dà qui prova del suo grande talento rappresentando vedute paesaggistiche ideali ispirate all’ambiente valdinievolino in cui fanno da sfondo borghi, ville, vigneti, colli, ulivi, e cipressi. Sebbene nei dipinti non compaiano figure umane, in tutti è evocata la presenza femminile da oggetti che sembrano essere stati appena abbandonati: merende apparecchiate sul prato, teiere, fisarmoniche, cappelli di paglia, ombrellini, zoccoletti.
Alla decorazione del Caffè Storico partecipò anche Giuseppe Moroni (Cremona, 1888 – Roma, 1959) cui Bargellini, suo maestro a Roma, affidò l'elaborazione degli elementi ornamentali.
Il colonnato su cui si affaccia l’ingresso principale del Caffè storico è la Galleria dei Negozi su cui si trovano alcune attività.
Oltre l’area adibita a Galleria dei Negozi, si trova un grande spazio aperto dove impera la Fontana del Cipollo collocata precisamente sull’asse di simmetria dell’ingresso principale allo stabilimento. Così chiamata poiché alimentata dalla antica e omonima sorgente, la fontana è opera di Guido Calori (Roma, 1885-1960) ed è costituita da una nicchia circondata da stalattiti che richiama il tema romantico della grotta: l’acqua sgorga dalla roccia, fonte di benessere e dono agli uomini da parte della Madre Terra.
Ai due lati della fontana parte una scalinata monumentale che conduce a una terrazza panoramica che ospita l'antica fontana del Tettuccio, il Mascherone decantato dal poeta Giuseppe Giusti, sormontato da una nicchia con, in bronzo, la dea delle acque opera sempre di Guido Calori (Roma, 1885-1960).
A destra della scalinata, i Nuovi Bagni, un corpo di più recente realizzazione progettato dagli architetti Giordani e Malaguzzi Valeri negli anni ’60 del Novecento per aumentare il numero di bagni necessari allo stabilimento.
In tale corpo si trova la Sala Nencini realizzata tra il 1985 e il 1988 dall’architetto Gaetano Nencini – dal quale prende il nome - con ampi locali destinati a esercizi commerciali e a area di soggiorno.
Sopra questo padiglione, il giardino pensile del grande paesaggista Pietro Porcinai (Firenze 1910 - 1986).
Sicuramente a rendere il Tettuccio unico molto contribuisce anche il suo immenso parco ricco di fioriture e specie arboree come cedri del Libano, palme, sequoie, acacie, allori, glicini, pini, tigli…
Tra le innumerevoli piante una spicca per la sua storia e il mistero che l’avvolge: è la ultracentenaria Gardenia thumbergia che, alta oltre 2 metro e mezzo oltre il vaso e di 10 quintali di peso, passa l’estate al Tettuccio e d’inverno viene riposta nelle serre della Salute. La leggenda narra che Giacomo Puccini fosse solito coglierne i fiori per metterli al bavero e che negli anni ’80 del 1900 uno sceicco venuto a “passare le acque” abbia offerto 160 milioni di lire per averla….
Il Viale delle Quattro stagioni, che ha inizio all’altezza del Tempietto della Musica per portare alle Terme Regina, presenta la Fontana del Porcellino che, realizzata nel 1953, riproduce il Porcellino del Tacca, l’omonima fontana di Firenze fatta nel Settecento e posta nella loggia del Mercato Nuovo di Firenze.
Il busto di Ugo Giovannozzi sembra ammirare dall’alto del rilievo che accoglie il Regina la sua splendida creazione.
Esso fu dedicato nel 1950 dalla Società Terme all’artefice del loro rinnovamento che “QUI CON L’INTELLETTO L’AMORE SPOSAVA LA SUA ARTE ALLA NATURALE BELLEZZA SORGIVA”.
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