La Pineta
Pineta di Montecatini, Viale dei Salici, Montecatini-Terme, PT, Italia
Le terme
Luoghi di svago
Descrizione
Diversamente dalla maggior parte delle altre città italiane, il cuore di Montecatini non è occupato da edifici storici bensì da un immenso spazio verde.
Per chi è nato qui è semplicemente La Pineta ma passeggiandovi si nota la presenza di una varietà molteplice di specie arboree.
Essa nasce come parco termale nel primo decennio del ‘900.
Il suo artefice principale è l’architetto Giulio Bernardini.
L’epoca e il contesto in cui nasce il parco termale
Il contesto in cui viene realizzata è importante perché segna il passaggio dal paese dei Bagni alla città termale.
Nella seconda metà dell’Ottocento le proprietà curative delle varie sorgenti, alcune delle quali scoperte proprio in quegli anni, come la Torretta (1832), le Tamerici (1843), la Martinelli (1843), la Lazzerini (1852), la Fortuna (1853), la Gabrielli (1863), la Scannavini (1888) e molte altre, iniziarono ad essere studiate con metodo scientifico.
Si deve a Fedele Fedeli (Rosignano Marittimo, 23 agosto 1812 – Pisa, 5 marzo 1888) e a Paolo Savi (Pisa, 1798 – 1871) non solo lo studio “moderno” delle proprietà curative delle acque arricchito da importanti conoscenze in campo geologico ma anche un’azione divulgativa degli effetti benefici delle stesse tanto efficace da richiamare ai Bagni “curisti” non solo italiani ma anche stranieri.
Dunque la città era già nota a fine ‘800.
A facilitare la sua fortuna contribuì sicuramente la felice posizione geografica ma anche e soprattutto la costruzione di tutta una serie di infrastrutture viarie a partire dalla ferrovia terminata nel 1853, la funicolare inaugurata nel 1898 e, in seguito, la tranvia Lucca-Pescia-Monsummano funzionante dal 1907.
Questo sviluppo portò le due aziende che gestivano all’epoca le sorgenti, ossia le Regie Terme, di proprietà demaniale e la privata società Nuove Terme a rinnovare gli edifici termali sotto il profilo architettonico e medico e anche sotto il profilo industriale per la produzione dei sali.
All’epoca la cittadina non appariva molto diversa da quella pensata e realizzata da Gaspare Maria Paoletti (Firenze, 1727 – 1813) ai tempi e per volere del Granduca Pietro Leopoldo.
Si vede bene dalla carta topografica delle sorgenti e dei relativi stabilimenti che correda il trattato Storia Naturale e Medica delle Acque Minerali dell’Alta val di Nievole e specialmente di Montecatini edito nel 1870 e scritto dal medico Fedele Fedeli e dal geologo Paolo Savi: Il Tettuccio (in alto al centro), il Rinfresco (alla sua sinistra), e, lungo il Viale dei Bagni che dal Tettuccio portava alla Chiesa, il Bagno Regio (sulla destra) e Le Leopoldine (a sinistra).
Una serie di aree a verde erano state realizzate in prossimità delle sorgenti termali o delle architetture di maggior rilievo, quali ad esempio la chiesa del Cambray-Digny, e presso i viali.
Ed è impressionante il numero di esemplari e di specie che furono piantate. Basti solo pensare che nel Parco annesso alla Palazzina Regia si trovavano 167 lecci 15 pini di quarantun anni, 7 castagni d’India, 11 platani, 2 tigli, 8 acacie, 2 alberi gattici, 4 olmi dell’età dei suddetti lecci, 3 piante di lauro, alloro e arbusti di più specie…
Ma tutto intorno a queste aree era aperta campagna dove imperavano poderi coltivati a viti, gelso, colture erbacee e alberi da frutto.
L’opera di Bernardini, “l’architetto delle terme”
Così agli inizi del ‘900 le Regie Terme, guidate dall’ispettore sanitario Pietro Grocco (1856 –1916) prima e Carlo Fedeli poi, e proprietarie degli stabilimenti Tettuccio, Leopoldine, Bagno Regio e delle fonti Rinfresco, Regina, Savi e Olivo «migliorarono gli impianti del Tettuccio, circondarono di parchi e giardini le fonti del Tettuccio e del Rinfresco, disfacendo i vecchi poderi”, come sappiamo da Alfredo Camilletti autore di “Giulio Bernardini una biografia dal 1863 al 1914”, facendo un imponente lavoro che si concluse nel 1903.
La società Nuove Terme, di proprietà di Pietro Baragiola possedeva diverse sorgenti, tra cui La Torretta, Le Tamerici, La Fortuna ed era diretta, sotto il profilo tecnico-artistico, dall’architetto pesciatino, Giulio Bernardini cui Baragiola chiede di intervenire per apportare quei cambiamenti che rendano le sue proprietà degne del un ruolo sempre piu importante che Montecatini, grazie alle sue acque, stava acquisendo.
Ma non prima di un viaggio che per due settimane lo porterà alla scoperta dei più importanti centri termali in Svizzera, in Boemia e in Germania.
Partito in treno da Como il 5 ottobre del 1901 visiterà, insieme a Pietro e Luigi Baragiola, Karlsbad, Marienbad, Franznsbad che a Kissingen, Wiesbaden, Baden Baden e Basilea.
Per stare al passo con i tempi e competere con le città termali mitteleuropee la sola qualità delle acque curative non era sufficiente. Era necessario che ad essa venissero coniugate bellezza, amenità, benessere ma anche svago e divertimento: questo in sostanza l’insegnamento tratto da quel viaggio che aveva fornito spunti preziosi che Bernardini annoterà in una relazione, datata Pescia 15 novembre 1901, e a cui si ispirerà per l’opera di rinnovamento dei Bagni delle Nuove Terme e dell’intera città.
Gli spazi a verde intorno agli stabilimenti, lo aveva visto in ognuna delle stazioni di cura europee visitate, avrebbero dovuto giocare un ruolo fondamentale nel cambiamento perché la loro funzione non era solo quella di rendere più bella la città ma anche di creare benessere contribuendo in tal modo alla buona riuscita delle terapie praticate.
E’ così che, dal rinnovamento de La Torretta, Le Tamerici, La Fortuna e dell’Excelsior nasce, grazie al progetto di Bernardini, un vero e proprio parco termale che unisce tutta l’area che, a ovest di Viale Verdi, confina con le Regie Terme.
I parchi e i giardini degli stabilimenti circondano gli edifici e si sposano tra loro attraverso aiuole, laghetti, viali e vialetti e arredi creando un unicum di piacevolezza ancora oggi esistente.
Il più grande merito del professionista pesciatino è stato probabilmente riuscire a adattare, in maniera armoniosa ed elegante, alla realtà del luogo il meglio delle capitali termali europee visitate.
E gli interventi compiuti in varie città termali italiane, Montecatini in primis ma anche Salsomaggiore, dove operò nel 1914, e Agnano, dove lavorò dal 1917 al 1919, lo così resero famoso da farlo definire “l’architetto delle terme”.
Modalità di accesso
Visitabile
Orari per il pubblico
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