Il Rinfresco
Via della Torretta, Montecatini Terme, PT, Italia
Le terme
Descrizione
“A mezzo miglio dalla strada Pistoiese, io incontrai una specie di pozzo, alla forma tonda, che è un bagno nel quale uno non potrebbe entrare comodamente, e si chiama il bagno Tondo. L’acqua che ne esce è mediocremente calda e d’un sapore salso [...] Questo bagno rovina per trascurataggine di quelli del luogo, che non pensano molto al loro interesse”.
Così nel 1760 il dottor Bartolomeo Mesny, medico di corte e direttore degli ospedali militari in Toscana, descriveva sul suo diario il bagno dell’acqua Rinfresco, sorgente già nota nel Trecento con il nome appunto di Bagnolo o Bagno Tondo e più tardi di Bagno Mediceo, ma più comunemente Rinfresco, “.. distante 400 passi”, sempre a detta del medico, “dal Tettuccio”.
Le condizioni del Bagno non erano migliorate neanche negli anni successivi rimanendo esso al di fuori dell’opera di progettazione della nuova città termale realizzata da Pietro Leopoldo Granduca di Toscana.
Agli inizi degli anni ‘80 del 1700 il Granduca concesse in dono perpetuo e gratuito tutto il complesso dei Bagni di Montecatini ai Monaci Cassinesi della Badia di Firenze che all’epoca avevano fama di essere ottimi amministratori.
Furono costoro, un decennio più tardi e precisamente nel 1795, che affidarono al giovane architetto Giuseppe Manetti (Firenze 1761- 1817) la realizzazione di un progetto per innalzare il nuovo stabilimento termale e ovviare alla situazione di semiabbandono in cui si trovava il Bagno malgrado la sua acqua per molti secoli fosse stata decantata per la sua azione diuretica e anticalcolosa.
Allievo di Gasparo Maria Paoletti e suo successore , il ventiquattrenne Manetti intervenne sulla semplice struttura originaria costituita da una grande vasca ennagonale coperta da un padiglione e divisa mediante un tavolato per separare gli uomini dalle donne di cui rimane un disegno del 1784 (TAV. XIV) facente parte del Fondo “Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni” e conservato nell’Archivio di Stato di Firenze. E la sostituì con un edificio che voleva ricordare un tempio pagano in mezzo a un bosco: in facciata esso presentava una sorta di pronao al quale si sarebbe dovuti accedere attraverso una scalinata a due rampe che non fu poi mai realizzata.
In effetti il progetto vide in itinere diversi cambiamenti. E, ultimato, finì per non discostarsi dai precedenti temi paolettiani. Tuttavia la nuova costruzione era dotata di bagni per i due sessi e di una piscina.
Un secolo dopo circa, il Maestro Giuseppe Verdi dimostrò una speciale predilezione per questo Stabilimento e ne decantò l’acqua, bevendola ogni pomeriggio con fede religiosa.
Nell’ambito della sistemazione urbanistica del compendio termale e della rivisitazione architettonica di tutte le fabbriche e degli stabilimenti di cura, incarico questo ricevuto nel 1916 dalla Società delle Regie e Nuove Terme di Montecatini, di cui era diventato direttore dell’Ufficio Tecnico, Ugo Giovannozzi interviene anche su Il Rinfresco.
I disegni, datati 1918, prevedevano in facciata un tempio con quattro colonne e un frontone triangolare decorato con un bassorilievo (identico a quello delle Terme Leopoldine) e sul retro una esedra che mostrava il nuovo cratere.
Tuttavia il progetto viene modificato più volte in fase di costruzione ma mai l’ingegnere abbandona l’idea originale del Manetti di imitare un antico luogo di culto in mezzo a una selva.
Infatti la versione finale del nuovo edificio si presenta come un tempietto a pianta quadrata con l’originaria facciata a colonnato simile a un pronao ripetuta anche sugli altri tre lati della costruzione, una soluzione questa che permise all’ingegnere la compenetrazione perfetta tra architettura e natura.
Le pareti interne sono caratterizzate da pittura a graffito con raffigurazioni balneari realizzate da Ezio Giovannozzi.
Al centro del padiglione, l’emanatorio della sorgente che, pur a pianta esagonale anziché dodecagonale, risponde fedelmente al progetto disegnato da Ugo Giovannozzi per il cratere del Tettuccio che venne sostituito dalla “Fontana dei Coccodrilli” di Sirio Tofanari.
Modalità di accesso
Attualmente lo stabilimento è visibile da Via della Torretta ma non è aperto al pubblico.
Orari per il pubblico
Lo stabilimento non è attualmente visitabile.
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