Ruggero Leoncavallo
Musicisti
Descrizione
Ruggero Leoncavallo era uomo impulsivo ma gioviale, giocatore, fumatore e bevitore impenitente, quanto artista di rara intelligenza, sensibilità e raffinatezza musicale.
Dopo la gloria conquistata con Pagliacci la sua vena musicale non si estingueva ma altri geni melodici, come quello di Puccini, incombevano.
La vita di Leoncavallo fu avventurosa come non mai e la sua vicenda umana si intreccia con la clamorosa ascesa al successo e il successivo inesorabile declino.
Viaggiò per tutta l’Europa dirigendo orchestre anche nei caffè concerto, componendo pezzi celebri come Serenatella e Mattinata.
Il grande compositore autore dell’opera Pagliacci - che tutt’ora figura tra le più eseguite nei palcoscenici moderni -, trascorse gli ultimi anni della sua vita a Montecatini Terme, dove trovò un ambiente culturale vivace e al corrente di tutte le novità, terreno ideale per la sua creatività.
Nella città termale concepì l’opera Mameli, celebrativa dell’epopea risorgimentale, brillanti e geniali operette come La Reginetta delle Rose, creazioni paradigmatiche del crepuscolo del melodramma, come Edipo Re.
A Montecatini, dove aveva preso residenza in una villetta di via Giannini continuò ad essere l’animatore della vita termale fino al 1919, l’anno della sua scomparsa.
Ai funerali del Maestro, In una piazza del Popolo gremita di gente, si scorgono molte personalità della politica, della cultura e della musica tra cui Pietro Mascagni e anche Giacomo Puccini, ormai divenuto l’incontrastato erede di Verdi, con il quale il compositore napoletano aveva fortemente discusso[1].
Sullo sfondo degli ultimi anni della vicenda umana di Leoncavallo, dunque, le Terme di Montecatini divenute il paradigma del turismo di élite grazie ai numerosi soggiorni del vecchio Giuseppe Verdi e la meta obbligata di tutti i VIP dello star system della musica dell’epoca.
L’abitazione del Maestro è tuttora esistente e riporta la targa “Casa Leoncavallo”. Di proprietà privata, non è visitabile.
[1] Puccini, anticipando di un anno la prima rappresentazione della sua Bohème al Regio di Torino il 1 febbraio 1896 rispetto all’opera omonima di Leoncavallo - che debuttò alla Fenice di Venezia nel maggio del 1897 - aveva ‘bruciato’ il successo all’altro grande compositore che ai Bagni era da tempo il protagonista principe. E quanto più Leoncavallo si adirava per un tale scippo, tanto più Puccini lo derideva chiamandolo “leonbestia”, “leonasino” o anche “bisbestia” nel senso che nel nome del rivale esistevano ad un medesimo tempo sia un leone che un cavallo. Rifacendosi allo strano binomio di quel cognome, il celebre disegnatore Romeo Marchetti ha lasciato ai posteri un disegno in cui l’autore de I Pagliacci cammina con zampe di leone seminando tra un piede e l’altro note musicali. Di Giacomo Puccini ha, invece, lasciato un aulico ritratto mentre il compositore è intento, con in mano una penna d’oca, a comporre uno spartito musicale.
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